Il Bivio
Capita spesso, nel corso della propria vita, di trovarsi di fronte ad un bivio e dover prendere una decisione più o meno importante. Nella nostra società la decisione è indissolubilmente legata ad una scelta; se prendo sinistra escluderò di conseguenza la destra, se non accetto un cambiamento significherà che scelgo di rimanere dove sono. Il dualismo che ci permea spesso non lascia spazio ad un approccio diverso, più creativo, laterale, meditativo.
Spesso nei corsi che io stessa ho seguito, quelli per intenderci, dove si impara a sviluppare la capacità del “problem solving”, la prima regola che si insegna è quella di focalizzarsi sul problema riducendolo, se possibile, ad un massimo di due alternative tra le quali, restringendo pertanto il campo di azione. Fatto ciò, il passaggio successivo è quello di considerare eventuali conseguenze positive o negative di ciascuna opzione; ritorniamo nuovamente nel dualismo.
Questo schema non è sbagliato, anzi spesso è funzionale, ma non può essere sempre esaustivo; questo approccio esclude ulteriori strade e possibilità che possono essere sperimentate, uscendo dallo schema on-off.
Scegliere comporta escludere l’altra possibilità, ma non è sempre necessario. Cosa potrebbe succedere se decidessimo di optare per una terza alternativa? Cosa potrebbe verificarsi se, invece di obbligarci a trovare una soluzione nell’immediato, stessimo in attesa e aperti ad accogliere una nuova “visione” (qualcuno lo potrebbe definire un insight). Stare in uno spazio nuovo, apparentemente immobile (ma non lo è, perché stare può risultare più efficace di fare) per poi optare per ciò che ci risuona meglio.
Uscire dal bivio e sostare ai margini dello stesso aprendo lo sguardo oltre, facendoci sorprendere da un panorama diverso.
Qualcuno può definirlo “pensiero laterale”, o creativo, qualcosa che esce dagli schemi soliti, che non abbiamo mai sperimentato, per taluni anche illogico, ma non per questo meno valido. Stare in questo stato può portare alla scoperta di una soluzione più appropriata per noi.
Non è magia, è semplicemente il risultato di quando permettiamo il verificarsi di altro, quell’altro che la nostra mente e le nostre abitudini non consentono prendere forma. Uno spazio animato da molteplici parti, “pezzi” di noi che ora stanno emergendo.
La questione dunque non è scegliere o non scegliere, bensì permettere alle nostre parti di venire alla luce affinché possano adoprarsi per la nostra migliore realizzazione.